IL SANGUE DEI ROSSI
un libro di Pino Casamassima
Morire di politica negli anni SettantaPino Casamassima, giornalista, ha lavorato nelle redazioni di periodici e quotidiani. Consulente editoriale, critico letterario e autore televisivo, ha pubblicato una ventina di libri, alcuni dei quali tradotti all’estero.
Fra i suoi ultimi, Donne di piombo. Undici vite nella lotta armata (2005) e Il libro nero delle Brigate Rosse (2007). Il sito web dell'autore www.pinocasamassima.it
“Nel corso degli ultimi anni, ho avuto modo di incontrare diversi protagonisti dei cosiddetti anni di piombo. Esponenti di quei due fronti – il rosso e il nero – che avendo dichiarato guerra allo Stato, avevano generato la sciagurata teoria degli opposti estremismi.
Ho conservato bisacce di parole, sensazioni, emozioni ricavate da quegli incontri. E perfino di luoghi. Perché nulla come i luoghi – con la loro polvere, i loro rumori, gli odori, le scenografie – è capace di assorbire un fatto (gioioso o drammatico) per restituirne l’anima a viandanti non distratti che ne facessero richiesta.
Calcando una piazza, una strada, un ponte dove è morto un ragazzo, una ragazza, ci si convince che è vero. Che è successo. Che quel che abbiamo letto, sentito su quel ragazzo, quella ragazza, è cronaca, non fiction.”
Il sangue dei rossi è un libro di ferite e di feriti. Un libro di ferite perché ferite aperte sono le storie di cui si parla: ventidue giovani morti di politica in quasi un decennio, dal 1970 al 1978, un periodo oscuro specialmente in Italia, affollato di misteri e storie in sospeso su cui non è mai stata fatta pienamente chiarezza. Gli anni ’70, vicini e lontani, in cui i giovani vivevano quotidianamente la politica – nelle università, nei dibattiti, nell’arte, nella musica, persino nell’amore. Gli anni in cui i giovani vivevano di politica, ne vivevano fino al punto di morirne: da Saverio Saltarelli (ucciso il 12 Dicembre 1970) fino a Peppino Impastato (ucciso il 9 Maggio 1978) . Entrambi ammazzati in due date particolari, il primo nell’anniversario della strage di Piazza Fontana avvenuta esattamente l’anno prima, il secondo, invece, nel giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e per questo passato inizialmente sotto voce. Il sangue dei rossi ha il merito di riportarci in quegli anni, di farci rivivere quel periodo attraverso la vita di ventidue ragazzi che in quel periodo la persero. E ci riesce attraverso una struttura organica e ben calibrata, una prosa appassionante ma mai sentimentale, una ricostruzione storica dettagliata ma affascinante perché caleidoscopica in cui musica o cinematografia o politica hanno pari dignità come fattori per raccontare quel decennio.
Un libro di feriti, invece, perché pieno di storie e persone ferite dal silenzio della storia che spesso dimentica o cerca di dimenticare. Feriti ma non morti perché il lavoro di Pino Casamassima è stato proprio quello di salvarli dalla morte, dall’oblio che a soli pochi decenni di distanza li stava minacciando, e l’ha fatto attraverso l’arma più forte quella della memoria e del ricordo.
recensione di Sacha Biazzo
Editore: Cairo Editore
Pagine: 416