Tianjin è una delle 4 municipalità sotto diretta giurisdizione del governo centrale cinese (le altre sono Beijing, Shanghai e Chongqing) e la sua storia è strettamente legata alla vicina Pechino da cui dista poco più di 100 km. Situata a pochi km dal Mare Bohai la sua posizione ne ha sempre fatto un importante porto commerciale fin dai tempi di Kublai Khan quando i carichi di cereali provenienti dal sud della Cina arrivavano in questo porto per rifornire la capitale e il nord del paese. Fortificata e cinta da mura fin dal XV° secolo la sua importanza venne notata dalle potenze coloniali che nel 1856, prendendo a pretesto l'episodio della Arrow (scoppiarono incidenti su questa nave inglese ancorata nel porto mentre perquisita da truppe cinesi a caccia di pirati e oppio), attaccarono la città e costrinsero il governo cinese alla firma del Trattato di Tianjin 2 anni dopo. Il Trattato di Tianjin aprì alcuni porti cinesi (tra i quali la stessa Tianjin) al commercio con l'estero e legalizzò la vendita dell'oppio (proibito in Europa), i cui ricavi servivano per comprare le merci cinesi come le porcellane, la seta, il tè, ecc., richiestissime dai mercati europei. Inglesi e francesi furono i primi a insediarvisi seguiti poi da tedeschi, austrungarici, belgi, italiani, giapponesi, e russi; tutte le potenze straniere ebbero le loro concessioni, sulla riva sinistra del fiume Hai, che costituivano mondi a parte dotati di tutte le infrastrutture come caserme, ospedali, scuole.
Gli italiani vi si stabilirono a seguito della rivolta dei Boxer del 1900.
All'epoca gli stranieri si erano asserragliati nelle 4 concessioni coloniali presenti: quella inglese, francese, russa e giapponese. A seguito della sconfitta dei Boxer e del nuovo trattato umiliante che la Cina dovette firmare, nel 1902 all'Italia viene concesso un terreno di circa 46 ettari. La zona non è delle migliori, è soggetta ad inondazioni ed è la più piccola. Dopo avere eliminato le saline presenti, espropriato le case dei privati pagandole (secondo le clausole del trattato), e traslato le salme del cimitero presente nella zona, cominciano i lavori di bonifica del terreno per innalzarlo di almeno un paio di metri rispetto al livello del fiume (decisione lungimirante visto un'alluvione del 1917, nella zona di Tianjin, che farà migliaia di vittime; molti superstiti saranno salvati e ospitati nella concessione italiana). Si tracciano le strade, le fogne e le condutture idriche. I soldi investiti dal governo italiano però sono pochi e bisognerà aspettare quasi altri 10 anni per vedere il consolato, l'ospedale, il palazzo della municipalità.
Negli anni '20 la concessione ha ormai assunto il suo aspetto principale, e piace molto ai cinesi che la chiameranno "il quartiere aristocratico". Ne saranno talmente affascinati che alcuni degli intellettuali e politici cinesi più importanti del paese ci andranno a vivere (Cao Yu famoso drammaturgo, i presidenti della Repubblica Li Yuanhong e Cao Kun, ecc.).
Durante il fascismo la concessione italiana di Tianjin sfida il regime quando, nelle elezioni amministrative del consiglio comunale della concessione del 1923 e in quelle supplettive del 1924 volute da forti pressioni da Roma, la lista antifascista guidata da Menotti Garibaldi (nipote del grande Giuseppe) sconfigge la lista fascista. Niente da fare però: nel 1925 il consiglio comunale è sciolta a forza e viene nominato un podestà di fede fascista come in tutte le città italiane. Resiste però la consulta che vede al suo interno italiani e cinesi residenti.
Nel 1926 viene inaugurata la Caserma Carlotto, ancora presente, che ospita il battaglione delle truppe italiane, e che sarà visitata anche dall'ultimo imperatore cinese Pu Yi.
Negli anni '30 finiscono definitivamente tutti i cantieri e anche l'archittetura fascista vi trova presenza nella Casa degli italiani in stile razionalista, nel Forum: circolo ricreativo e sportivo in stile déco, e nella torre littoria.
Dopo il 25 luglio, ma soprattutto dopo l'8 settembre 1943, la situazione della concessione italiana cambia drasticamente. La maggior parte dei residenti italiani è felice che il fascismo sia caduto e solo in pochi giureranno fedeltà a Mussolini e alla Repubblica Sociale di Salò. A seguito di questi fatti, un reggimento giapponese di 6mila uomini, comandati dal colonello Tanaka, mette sotto assedio la concessione che cerca di resistere con 600 uomini tra soldati e marinai comandati dal capitano di fregata Carlo dell'Acqua. Dopo un bombardamento dell'artiglieria giapponese, e con un'intera divisione del sol levante in marcia sulla città, gli italiani si arrendono. Saranno quasi tutti spediti nei campi di prigionia giapponesi, alcuni a Shanghai come il tenente di vascello Ferdinando Constabile, altri in Corea e Giappone (non ho mai fatto ricerche bibliografiche su questi fatti, quindi non so se esistono storici che hanno pubblicato libri su questi prigionieri di guerra nel lontano Oriente; sarebbe però interessante conoscere le loro storie e le loro sofferenze). I pochi (167) che giurarono fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana saranno rimessi in libertà e vivranno di espedienti cercando di tornare in Italia.
Oggi la città di Tianjin conta circa 10 milioni di abitanti e presenta gli aspetti moderni di tutte le città cinesi: la maggior parte degli antichi edifici cinesi sono stati demoliti per far spazio alla febbre edilizia che imperversa nel paese da 30 anni, ma i vecchi quartieri delle concessioni sono rimasti. La zona italiana, dopo anni di abbandono, è stata di recente completamente restaurata con fondi del Governo italiano e manodopera cinese. Un pezzo d'Italia nell'estremo oriente, a 30 minuti di treno veloce da Beijing (si parte dalla Nan Zhan – Stazione Sud), che vale la pena di visitare (Concessione italiana di Tientsin).
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Tianjin è una delle 4 municipalità sotto diretta giurisdizione del governo centrale cinese (le altre sono Beijing, Shanghai e Chongqing) e la sua storia è strettamente legata alla vicina Pechino da cui dista poco più di 100 km. Situata a pochi km dal Mare Bohai la sua posizione ne ha sempre fatto un importante porto commerciale fin dai tempi di Kublai Khan quando i carichi di cereali provenienti dal sud della Cina arrivavano in questo porto per rifornire la capitale e il nord del paese. Fortificata e cinta da mura fin dal XV° secolo la sua importanza venne notata dalle potenze coloniali che nel 1856, prendendo a pretesto l’episodio della Arrow ( scoppiarono incidenti su questa nave inglese ancorata nel porto e perquisita da truppe cinesi a caccia di pirati e oppio), attaccarono la città e costrinsero il governo cinese alla firma del Trattato di Tianjin 2 anni dopo. Il Trattato di Tianjin aprì alcuni porti cinesi (tra i quali la stessa Tianjin) al commercio con l’estero e legalizzò la vendita dell’oppio (proibito in Europa), i cui ricavi servivano per comprare le merci cinesi come le porcellane, la seta, il tè, ecc., richiestissime dai mercati europei. Inglesi e francesi furono i primi a insediarvisi seguiti poi da tedeschi, austrungarici, belgi, italiani, giapponesi, e russi; tutte le potenze straniere ebbero le loro concessioni, sulla riva sinistra del fiume Hai, che costituivano mondi a parte dotati di tutte le infrastrutture come caserme, ospedali, scuole.
Gli italiani vi si stabilirono a seguito della rivolta dei Boxer del 1900.
All’epoca gli stranieri si erano asserragliati nelle 4 concessioni coloniali presenti: quella inglese, francese, russa e giapponese. A seguito della sconfitta dei Boxer e del nuovo trattato umiliante che la Cina dovette firmare, nel 1902 all’Italia viene concesso un terreno di circa 46 ettari. La zona non è delle migliori, è soggetta ad inondazioni ed è la più piccola. Dopo avere eliminato le saline presenti, espropriato le case dei privati pagandole (secondo le clausole del trattato), e traslato le salme del cimitero presente nella zona, cominciano i lavori di bonifica del terreno per innalzarlo di almeno un paio di metri rispetto al livello del fiume (decisione lungimirante visto un’alluvione del 1917, nella zona di Tianjin, che farà migliaia di vittime; molti superstiti saranno salvati e ospitati nella concessione italiana). Si tracciano le strade, le fogne e le condutture idriche. I soldi investiti dal governo italiano però sono pochi e bisognerà aspettare quasi altri 10 anni per vedere il consolato, l’ospedale, il palazzo della municipalità.
Negli anni ’20 la concessione ha ormai assunto il suo aspetto principale, e piace molto ai cinesi che la chiameranno “il quartiere aristocratico”. Ne saranno talmente affascinati che alcuni degli intellettuali e politici cinesi più importanti del paese ci andranno a vivere (Cao Yu famoso drammaturgo, i presidenti della Repubblica Li Yuanhong e Cao Kun, ecc.).
Durante il fascismo la concessione italiana di Tianjin sfida il regime quando, nelle elezioni amministrative del consiglio comunale della concessione del 1923 e in quelle supplettive del 1924 volute da forti pressioni da Roma, la lista antifascista guidata da Menotti Garibaldi (nipote del grande Giuseppe) sconfigge la lista fascista. Niente da fare però: nel 1925 il consiglio comunale è sciolta a forza e viene nominato un podestà di fede fascista come in tutte le città italiane. Resiste però la consulta che vede al suo interno italiani e cinesi residenti.
Nel 1926 viene inaugurata la Caserma Carlotto, ancora presente, che ospita il battaglione delle truppe italiane, e che sarà visitata anche dall’ultimo imperatore cinese Pu Yi.
Negli anni ’30 finiscono definitivamente tutti i cantieri e anche l’archittetura fascista vi trova presenza nella Casa degli italiani in stile razionalista, nel Forum: circolo ricreativo e sportivo in stile déco, e nella torre littoria.
Dopo il 25 luglio, ma soprattutto dopo l’8 settembre 1943, la situazione della concessione italiana cambia drasticamente. La maggior parte dei residenti italiani è felice che il fascismo sia caduto e solo in pochi giureranno fedeltà a Mussolini e alla Repubblica Sociale di Salò. A seguito di questi fatti, un reggimento giapponese di 6mila uomini, comandati dal colonello Tanaka, mette sotto assedio la concessione che cerca di resistere con 600 uomini tra soldati e marinai comandati dal capitano di fregata Carlo dell’Acqua. Dopo un bombardamento dell’artiglieria giapponese, e con un’intera divisione del sol levante in marcia sulla città, gli italiani si arrendono. Saranno quasi tutti spediti nei campi di prigionia giapponesi, alcuni a Shanghai come il tenente di vascello Ferdinando Constabile, altri in Corea e Giappone (non ho mai fatto ricerche bibliografiche su questi fatti, quindi non so se esistono storici che hanno pubblicato libri su questi prigionieri di guerra nel lontano Oriente; sarebbe però interessante conoscere le loro storie e le loro sofferenze). I pochi (167) che giurarono fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana saranno rimessi in libertà e vivranno di espedienti cercando di tornare in Italia.
Oggi la città di Tianjin conta circa 10 milioni di abitanti e presenta gli aspetti moderni di tutte le città cinesi: la maggior parte degli antichi edifici cinesi sono stati demoliti per far spazio alla febbre edilizia che imperversa nel paese da 30 anni, ma i vecchi quartieri delle concessioni sono rimasti. La zona italiana, dopo anni di abbandono, è stata di recente completamente restaurata con fondi del Governo italiano e manodopera cinese. Un pezzo d’Italia nell’estremo oriente, a 30 minuti di treno veloce da Beijing (si parte dalla Nan Zhan – Stazione Sud), che vale la pena di visitare.
http://it.wikipedia.org/wiki/Concessione_italiana_di_Tientsin